Siviglia che meraviglia. Molte
città ti lasciano senza fiato perchè c’è troppo smog o per i palazzoni enormi e
infiniti. Siviglia, invece, ti prende e ti sorprende con le sue stradine
piccole, le casette bianche con linee blue o gialle, le sue chiese che spuntano
inaspettate dietro l’angolo. Tipica di tutta la regione è la cattedrale che
prima era moschea, che poi fu “liberata” e poi riconquistata dagli arabi e oggi
è cristinana. Che poi liberata, chi ha detto che debba appartenere a qualcuno?
Non può semplicemente essere aperta a tutti, di tutti?
Resta ancora un chiaro
segno del conflitto religioso: la Giralda, una torre alta proprio nella piazza,
il minareto della vecchia moschea. Il Vecchio e il Nuovo si sposano
armonicamente in una Siviglia baciata da un sole caldo o rinfrescata da dolci
piogge invernali.
Girare
per Siviglia è vivere la Spagna che abbiamo sempre immaginato nei film: quella
dei toreros, delle tapas e del flamenco di strada. Ma anche quella dei giovani
che si divertono e studiano. Ce ne sono tanti! La città è disseminata da
università accerchiate da baretti di studenti.
E
poi c’è “Plaza de España”, un
capolavoro di architettura, un tributo a una città stupenda in occasione dell’esposizione
iberoamericana del 1929. Passeggiando ai lati, si può camminare tra favolosi
mosaici di piastrelle su cui sono dipinte le regioni spagnole. La piazza
rappresenta un abbraccio simbolico alle ex-colonie. Anibal Gonzalez
(l’architetto) ha voluto così chiedere scusa alle terre al di là dell’oceano per
il terribile errore fatto nel passato, il colonialismo selvaggio.
Granada è una città con aree
molto diverse: il centro, l’Alhambra e il Sacromonte (di certo la parte più
suggestiva e caratteristica).
Il
centro è caotico, pieno di ristoranti e bar. Molto turistico e commerciale,
solo barettini di qualità bassa e negozietti di souvenir.
L’Alhambra è la tradizionale cittadella araba situata su una delle colline di Granada. Si estende su tutta la collina, è una città nella città o forse più semplicemente la “Granada originale”. I giardini intorno sono immensi e la vista spettacolare. Dell’interno ho visto solo le foto, ho avuto l’impressione che fosse tutto ricostruito come un museo e per questo non sono entrato. Alcuni dicono che è la parte più bella di Granada, ma io ho preferito vivere la vita della città e la sua gente simpatica e amichevole.
L’Alhambra è la tradizionale cittadella araba situata su una delle colline di Granada. Si estende su tutta la collina, è una città nella città o forse più semplicemente la “Granada originale”. I giardini intorno sono immensi e la vista spettacolare. Dell’interno ho visto solo le foto, ho avuto l’impressione che fosse tutto ricostruito come un museo e per questo non sono entrato. Alcuni dicono che è la parte più bella di Granada, ma io ho preferito vivere la vita della città e la sua gente simpatica e amichevole.
Meglio
spostarsi verso il Sacromonte,
magari camminando un pò lungo il fiume verso nord per godersi la vista
dell’Alhambra dal basso. Il Sacromonte, o quartiere Gitano, è la cuna del
flamenco. Tra le grotte ricavate nelle rocce sulla collina i gitani intonavano
canti popolari, suonavano chitarre “flamenche”, cajon e altri strumenti
“poveri”. Ballavano per riscaldare le notti fredde e i cuori. Si riunivano
nelle piazzette e per le stradine. Quelle che oggi sono il palco per artisti di
strada che trovano sul Sacromonte l’ambiente perfetto per le loro canzoni,
balli, poesie ed emozioni.
Cordova è la più piccola delle città andaluse. Oltrepassando il ponte
romano perfettamente intatto e ancora splendente di un giallo sabbioso, si
entra nella parte più antica e più caratteristica della città. Passando
attraverso un arco dopo il ponte si accede subito alla piazza della Mezquita,
la cattedrale dell’immacolata Concezione di Maria Santissima. La cattedrale/moschea
più bella in Andalusia, un perfetto incontro tra l’arte arabo-islamica e
l’architettura gotico-rinascimentale.
In
verità di gotico-rinascimentale ha poco, è una cattedrale con tratti arabi marcati.
Un tempo dominava sul deserto andaluso prima che tutto intorno nascese la città
moderna. Il giardino di arance, il campanile e soprattutto un infinità di archi
che si rincorrono la rendono incantevole. È impossibile trovare l’inizio e la
fine, tutto è perfettamente simmetrico. Un senso di protezione e di pace si
diffonde tra le mura. Esse che un tempo erano protezione di monaci e cristiani
durante le “invasioni” arabe, ora sono lo sfondo preferito per le foto dei
turisti. Meglio così! Le opere umane non dovrebbero servire ad attacare o
difendere, ma restare lì in eterno per essere ammirate ed amate.
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