Seduta accanto al
fuoco ad aspettare
a quando potrà tornare.
Aveva sedici anni
E viveva in una capanna
Di legno freddo e
con pochi panni.
Venne un uomo con
un abito nero
Distinto ed
elegante
a parlare con lo zio,
fratello, padre ed
amante.
Non bastò un solo
diamante;
Per lei ce ne volle
uno
Per ogni possibile
cliente.
Annarella viaggiò
per ore ed ore.
Uno, cento e mille
conobbe e dimenticò
di uomini
Che poi penitenti
si vergognaron davanti
a Dio,
alle mogli e ai
lor parenti.
A tutti offrì lo
stesso fiore
Con professionalità
e severo
Rigore.
Quando poi venne
l’autunno
finalmente arrivò
il suo turno.
Come la foglia giallognola
e secca
cade dal ramo
spoglio
Così la donna lasciò
la strada con orgoglio.
Annarella torna a
casa.
La villa dello
zio
Trova chiusa,
bussa allora alla
porta del suo primo
amore:
“Non mi interessa
il tuo fiore consumato.
Voglio una donna
non un oggetto usato.”
Annarella è di nuovo
in strada.
Nel freddo
inverno draculiano
Seduta accanto al
fuoco aspetta
Persa, speranzosa
e stanca.
Arriva un uomo in
una macchina
Trasandata e schiva
E con merletti
bianchi e tulipani
La porta in
chiesa con i suoi cari.
Annarella diventa
mamma.
E poco dopo arriva
un uomo vestito
Di nero, distinto
ed elegante,
che le offre un assegno
senza nome e poco
importante.
Annarella diventerà
nonna.
Nella capanna calda e soleggiata
Tesserà la vecchia tela
Dai mille nipoti abbracciata
Seduta accanto al fuoco ad aspettare.
Tesserà la vecchia tela
Dai mille nipoti abbracciata
Seduta accanto al fuoco ad aspettare.
Note: Quella di Annarella
è una storia vera (di “deandreana” memoria eppure sincera) ma nei libri di
storia non corre fiera.
Il mondo
preferisce non guardare, ama seguire le storie degli influencers e di false rivoluzioni
femministe, senza prestare attenzione alle storie di chi non può parlare.
Dedicato alle donne
vittime della violenza e della pazzia dell’uomo.
21.03.20
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